domenica 30 dicembre 2012

I TRE MUSCATTERI


Liberamente ispirato al celebre romanzo di Alexandre Dumas padre
ma con l’aggiunta di “elementi” di altre storie…

CAPITOLO I
Dove incontriamo alcuni “personaggi”
Finito l’inverno, in un giorno di primavera che non era ancora estate ma aveva un non so che d’autunno (insomma, la tipica giornata del periodo pre-elettorale..), per una delle stradine che conducono al paesino di Bisac se ne veniva bel bello un prelato che leggiucchiava distrattamente dal suo breviario e borbottava in un latino maccheronico.
Giunto ad una svolta, due brutti ceffi, barbuti e di spada muniti, gli si fecero incontro. Il prelato alzò il viso e li fissò, come a chiedersi che schifiu volessero.
- Ehm ehm… - tossicchiò il primo. – Questo matrimonio non s’ha da fare, né oggi né mai! – intimò.
- E voi chi sareste?
- Siamo i Bravi!
- Ecco, bravi: avete sbagliato storia! Io sono il cardinale Spatalieu!
- Porca paletta, scusasse! – si affrettò a dire quello che aveva parlato.
- Mì, ma sì proprio bravo! – lo sfotté l’altro.
Finalmente, poco dopo, il cardinale li vide: i due che aspettava d’incontrare erano lì. Erano due spie alle quali aveva affidato una missione speciale. Erano i suoi Pravi.
-         Novità? – chiese.
-         Io ho ucciso il cane che aveva ucciso il gatto che aveva ucciso il topo che mio padre aveva comprato alla fiera dell’est- disse il primo. E poi aggiunse:
-         E naturalmente ho ucciso pure a me patre, accussì a finisci di portare surci a casa!
Spatalieu lo guardò e, mentre anche il secondo stava per parlare, s’intromise:
-         Perdio, che m’interessa!!! Dico novità nel senso se l’avete trovata!
-         Ah!!! Ma quannu mai, difficilissimo! Vulissi essiri una musca per….
E il primo Pravo si zittì in quanto il cardinale lo stava fulminando per la minchiata che stava dicendo: perché la loro missione era quella di trovare la famigerata Muschitta che da qualche tempo a questa parte metteva in ridicolo il potere di Bisac. Ma quella, una figura mascherata che era stata vista aggirarsi per le vie del paesino, risultava ancora irreperibile.
-         Va bene! Avanti miei Pravi, continuate così… Intanto vediamo che notizie mi danno i Muscatteri per l’atra facenna…

In quello stesso momento, saliva da un viottolo di campagna un tizio occhialuto che corrispondeva al nome di Tommagnan de la ProLoc. Era un giovane che voleva far fortuna in paese, e perciò portava nella bisaccia una lettera di presentazione firmata dal suo padrino e diretta al capo dei Muscatteri, Fonzios. Nella lettera era specificato che il latore della presente voleva impegnarsi nella gestione della cosa pubblica, qualunque ruolo volessero dargli.
Fu così che giunse davanti ai tre Muscatteri, che in quel momento avevano le mani in pasta… Insomma, forse si stavano dilettando a fare il pane, forse a spartirsi la torta, fatto sta che ce l’avevano in pasta… Tuttavia esaminarono la lettera di Tommagnan, non prima di essersi presentati.
-         Io sono Fonzios e sono il più noto dei tre. Questo è Gigios, il nostro tattico…
-         Ma cosa mi dici mai... Ihihihih – si schernì quello.
-         E questo è Thor Tomis – concluse Fonzios.
Ma Thor Tomis non disse nemmeno una parola, limitandosi a sbadigliare.
-         E tu che sai fare? – riprese il primo dei tre Muscatteri.
-         Mah, so suonare il pianoforte e costruire carri di cartapesta…
-         Minchia, perfetto per…
Ma in quel mentre si sentì trillare un campanello e un figuro avvolto in una tonaca, il cui cappuccio gli nascondeva in parte il viso, urlò spiritato:
-         Ho girato i vicoli del paese! Non dormo da un mese!
-         Chi è? – chiese impressionato Tommagnan.
-         È Massimo al Decimo me Rido, il veggente di Bisac – rispose Fonzios.
-         E perché questo nome?
-         Perché al massimo dopo dieci parole ti viene da ridere, per le fesserie che dice… Ma forse stavolta potrebbe leggerti il futuro, ti va? Che ne dici Thor Tomis?
Ma Thor Tomis non disse nemmeno una parola, limitandosi a sbadigliare.
Nello stesso momento, nel suo palazzo Miledyana si svegliava in un letto pieno di così tanti ninnoli che Hallo Kitty in confronto era proprio una dilettante! Si svegliò e scosse Campanellino (sì, proprio la fatina che cominciò a urlare e bestemmiare…) per fare accorrere la sua cameriera cinesina, la quale come tutti i cinesi scambiava la erre con la elle.
-         Avele me chiamato, cala mia padlona? – chiese.
-         Sì, ho fame, portami le brioches.
-         Non esselci… C’è calestia!
-         Allora le gocciole!
-         Non esselci… C’è calestia!
-         I pavesini!
-         Non è l’ola dei pavesini…
-         E allora le briciole!!!
-         Se le tlovo pelchè no?
-         E dove dovrebbero essere???
-         Non licolda che la folla ieli ha plotestato? Le abbiamo date a lolo…C’è la calestia, cala mia!!!
-         Ma il popolino babbo… ehm basso non doveva sapere che dei loro problemi non m’interessa… Vabbè, fai una cosa…
Ma in quel momento la stanza piombò nel buio e lei gridò:
-         Fiat lux!
-         Veramente ho una Fiat Panda…
E nel così dire entrò un uomo con gli occhi rivolti al cielo, circondato da un’aureola di angelo che salmodiavano:
-         Cantate popoli lode all’Altissimo!!!
-         Il Tredicesimo Apostolo! – lo riconobbe Miledyana.
-         In corpo e spirito, per portarti la buona novella…

In quel momento, Tommagnan si trovava di fronte al veggente che, dopo avergli letto la mano, era passato all’ipnosi su… se stesso! E mormorava:
-         Ti vedo… Orde di giovani ti prendono in spalla e ti portano in trionfo… La piazza sorride… Oh, ma guarda: anvedi come balla Nardo!!! Ehm… dicevo: ti vedo nell’ottima compagnia dei tre Muscatteri, vedo tavolate di lasagne, una nutrita schiera di cavalli… E ti vedo uscire dal balcone del Municipio: la folla ti osanna, le bandiere ai lati del balcone garriscono da sole al soffio del vento del rinnovamento, l’orologio torna a ticchettare e la fontana sprizza acqua da tutti i pori…
-         Un’ottima visione… Credo che la nostra scelta sia la più giusta… Vedi altro? – chiese Fonzios.
-         No, ma tu, giovane de la ProLoc, ricordati di me quando sarai in quel Paradiso…

In quel momento, il Tredicesimo Apostolo, uscito dal palazzo di Miledyana, si trovava in aperta campagna dove due figuri con tanto di cartucciera stavano trascorrendo il loro tempo a cacciare. Ma mentre il migliore dei due stava per mirare, lui schiacciò un ramo, quello si girò e sparando colpì un angelo che lo maledisse mentre svaniva.
Il Tredicesimo Apostolo, però, non si scompose e disse con voce ieratica:
-         È arrivato il momento del Consiglio…
-         Coniglio? Dunn’è il coniglio??? – gridò il giovane Jean Grossò, da vero amante della caccia.
-         Ha detto Consiglio, non coniglio! – disse, sbucando tra di loro all’improvviso, la giovane Dodo (ebbene sì, lontana discendente del mitico uccello scomparso).
-         Esatto, fratelli! In marcia, adesso. Facciamo festa, facciamo festa!!!

In quel momento il cardinale Spatalieu riceveva i tre Muscattieri che conducevano con sé il giovane Tommagnan.
-         Pensi che possa essere lui? – chiese, rivolto a Thor Tomis.
Ma Thor Tomis non disse nemmeno una parola, limitandosi a sbadigliare.
-         Tu lo pensi, Gigios?
-         Ma cosa mi chiedi mai… Ihihihih – rispose il biondo.
-         Io lo penso –intervenne Fonzios.
-         E allora facciamo la prova. Portatemi qui Pinocchio!
Due minuti dopo un burattino di legno tutto bruciacchiato veniva portato davanti a loro.
-         Ascoltami, pezzo di marionetta! Ora tu e Tommagnan farete una gara di bugie, facendo finta che ognuno di voi due punti a fare il sindaco di Bisac. Cominciate – disse Spatalieu.
-         Se salgo io, ci sarà spazio per la cultura– cominciò Pinocchio. E gli si allungò il naso.
-         Se salgo io, non aumenterò le tasse – ribatté Tommagnan. E si allungò il naso di Pinocchio.
-         Se salgo io, metterò più verde – ribadì il burattino, guardando preoccupato il suo naso crescere ancora.
-         Se salgo io, toglierò l’autovelox – disse ancora il giovane. E il naso di Pinocchio si allungò non di una ma di due misure.
-         Se salgo io, sobrietà e zero spese folli – rilanciò Pinocchio, il cui naso era diventato una pertica.
-         Se salgo io, non solo non mi metterò in aspettativa ma mi dimezzerò l’indennità! – aumentò la posta Tommagnan.
-         Minchia, mi futtiste! – disse il burattino, che poi usò il suo naso per fare il salto con l’asta e si buttò tra le fiamme di un fuoco che divampava nei pressi, avendo compreso che era diventato ormai inutile, perché c’era uno capace di mentire più di lui.
-         Bene! Allora è fatta! Seguitemi, prodi Muscattieri!
E il cardinale Spatalieu li condusse in una stanza dove già si trovavano il Tredicesimo Apostolo, Miledyana, Jean Grossò con il migliore e la giovane Dodo. E disse:
-         Annuntio vobis magnum gaudium: habemus sindacum!!!

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